Maledetto effetto alone 🪞
Quando le nostre percezioni sugli altri sono falsate, senza neanche rendercene conto
Ciao gente, è il 30 novembre , il sole splende (non è vero, ma voglio pensarlo) e la temperatura esterna è di 4°, almeno qui a Milano. Ormai uscire dal letto ogni mattina è un atto di coraggio e avere una vita sociale o continuare a voler “fare cose” è una punizione corporale che ci infliggiamo ogni giorno, in attesa di tempi migliori: il Natale per esempio!🎄
Ma bando alle ciance, eccoci con una nuova newsletter e un nuovo tema. Let’s gooo!
L’effetto alone è tra noi 😶🌫️
Quando incontrate qualcuno per la prima volta cosa pensate? Cosa guardate? Vi fissate sull’aspetto fisico? Vi concentrate sulle capacità oratorie, sui capi d’abbigliamento che indossa o per esempio sull’intonazione della voce, l’energia che emana, il fascino?
Sappiate che non siete le uniche persone che per farsi un’idea su una nuova conoscenza tengono conto (anche) di questi aspetti. Per esempio io stessa do grande importanza alla stretta di mano, ai colori degli abiti che si indossano ma anche e soprattutto alla parlata: cosa, come e perché viene detto qualcosa.
Insomma, il detto che la prima impressione conta purtroppo non potrebbe essere più vero. Su come tutto questo influenzi, di conseguenza, la percezione totale di quella persona, lo vediamo tra poco.
Tra l’altro io per prima detesto essere osservata, anche perché quando sono in imbarazzo e qualcuno mi guarda negli occhi, il mio sguardo punta per terra e sfodero la mia anima logorroica. Spero sempre che se parlo, gesticolo e non smetto di muovere mascelle, guance e mi do qualche toccatina sul naso finirò per stordire e distrarre il mio interlocutore così da non avere più quella pressione addosso, quegli occhi puntati sulla faccia che trasmettono impulsi al cervello e concretizzano una qualsiasi idea e percezione su chi sono.
Bellezza = successo?
Quanto incide quella prima impressione sulla percezione generale di quella persona? E soprattutto c’è qualcuno più o meno avvantaggiato da questa tendenza umana a scansionare, elaborare, giudicare e archiviare il verdetto per sempre nella propria memoria? Per esempio un soggetto di bell’aspetto perché è - nella maggior parte dei casi - percepito anche di successo, intelligente e felice?
Fortunatamente la psicologia prima di me è arrivata a porsi la questione e a formulare teorie, indagare attraverso studi e infine fornire qualche risposta concreta.
A coniare il termine effetto alone (halo effect) ci ha pensato lo psicologo statunitense, Edward Lee Thorndike, nell’articolo “A Constant Error in Psychological Ratings” pubblicato nel 1920. Grazie a una ricerca empirica riuscì a provare come l’effetto alone fosse una pratica inconscia nell’essere umano. Nello specifico venne chiesto a due ufficiali comandanti di valutare i soldati su qualità fisiche, intelletto, leadership e qualità personali. Era possibile che una sola caratteristica influenzasse tutte le altre? Sì, lo studio rivelò un errore ricorrente nel giudizio finale: i soldati più attraenti e con qualità fisiche migliori erano anche stati valutati tra i più intelligenti e capaci.
La relazione tra bellezza e successo fu approfondito, anni dopo, da Dion e Berscheid (1972) in What is beautiful is good.
A sessanta studenti della University of Minnesota, metà maschi e metà femmine, vennero fornite tre fotografie: una di un individuo attraente, una di un individuo mediamente attraente e una di un individuo poco attraente. Fu loro chiesto in seguito di esprimere un giudizio su ognuno di loro su diversi parametri tra cui affidabilità, felicità coniugale, felicità sociale e professionale e status (tra le altre).
Immaginate già i risultati, vero? Il soggetto attraente venne decretato naturalmente come più felice, brillante, con una bella carriera e con un matrimonio più soddisfacente.
Sì, tutti ne siamo vittime🧠
Non voglio fare di tutta l’erba un fascio ma, ammettiamolo, siamo tutti influenzabili. Siamo umani in fondo. Ma guardiamo l’altra faccia della medaglia: senza rendercene conto, l’effetto alone potrebbe essere stato un nostro alleato in qualche occasione della nostra vita.
Mi ricordo ancora quando al liceo la mia professoressa di storia e filosofia fosse completamente accecata dall’alone che emanavo. Certo, studiavo anche troppo e nel corso del tempo l’ho sempre dimostrato eppure quando sentivo che le mie performance calavano, per stanchezza o per altro, il risultato ai suoi occhi non cambiava.
Se consegnavo una verifica senza rispondere a due domande perché ero stata troppo prolissa su quelle precedenti, il mio voto era comunque quello più alto di tutti. Non dico che fosse giusto ma credo che nel corso del tempo avessi costruito inconsciamente un’immagine di persona talmente seria e studiosa che era impossibile percepire altro. Era giusto? Mi sentivo in colpa? Forse sì, forse no. La verità è che studiavo comunque sei ore ogni giorno e tutto quello sforzo serviva per dimostrare anche a me stessa che quell’effetto alone me lo meritavo.
Attenzione però, l’effetto alone non è relazionato solo con la bellezza naturalmente. Non è solo quella caratteristica specifica ad essere scatenante.
Per esempio, vi è mai capitato pensare che una persona competente in un determinato campo potesse esserlo anche in tanti altri? O affidarvi a un determinato brand perché un solo prodotto vi aveva particolarmente convinto? Bene, l’effetto alone ha agito su di voi. E lo farà ancora e ancora. Non c’è nulla di male in fondo, l’importante è esserne consapevoli soprattutto quando ci troviamo davanti ad altre persone e possiamo o dobbiamo prendere decisioni sulla base della nostra percezione. Fateci caso 🤞
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🍭Melting pot
Letture, trend e ascolti
✨Per rimanere in tema vi segnalo un articolo della testata online, La Svolta, sul tema del LOOKISMO. No, nemmeno io ne avevo mai sentito parlare ma è l’ennesimo modo per cui si discrimina e/o si viene discriminati. Sempre bello essere un essere umano.
✨Vi è mai capitato in ufficio di dover terminare un lavoro con una scadenza troppo ravvicinata? Bene, sull’Harvard Business Review, ho scovato una guida su Come combattere la cultura della falsa urgenza sul lavoro. Magari fatelo girare tra le mail dei colleghi, sono certa che li ispirerà
✨ La testata online Fem ha raccolto in una mappa tutti i centri antiviolenza italiani, regione per regione. Se servisse, eccola.
✨ Lo avete già visto il vostro Wrapped per il 2023 di Spotify? Sì anche io! Nelle sezione generi più ascoltati cosa vi è comparso? A me Pop Italiano, secondo me è colpa di Calcutta… A proposito di generi musicali, Il Post ha scritto un articolo interessantissimo su come i generi musicali e la loro catalogazione siano ormai un po’ “datati”.
Vi segnalo 📣
✨ "Espulse. La stampa è dei maschi”: si tratta di un progetto di mappatura delle discriminazioni, molestie sessuali/verbali e di qualsiasi abuso di potere contro donne e persone LGBTQ+ nel mondo del giornalismo. Di seguito, il link al sito con tutte le info e le istruzioni per contribuire alla mappatura con una o più testimonianze.
(Ovviamente non viene pubblicato nulla sul sito senza il consenso esplicito della persona coinvolta).
“Espulse. La stampa è dei maschi”: https://www.espulse.com
✨ Ho visto questo post-carosello con le 6 app da scaricare per aiutarci a tornare a casa la sera con un po’ meno ansia (per chi la provasse). Magari a qualcuno può essere utile:
✨ Siete alla ricerca di qualcuno che possa farvi delle foto pazzesche per qualsiasi occasione e necessità? Dovete assolutamente rivolgervi alla mia amica e collega Benedetta, qui su Substack anche con la sua newsletter Parlare tra amici.
La trovate su Instagram come beminox 📷📷📷
E anche per oggi è tutto! Ci risentiamo dopo Natale, quando staremo smaltendo ancora il pandoro a colazione.
Mi raccomando sfondatevi, fate tanti regali (sperando di riceverne altrettanti) e godetevi le feste con la famiglia o con chiunque pensiate vi renda felice 🎄🎄🎄
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