Voce del verbo rimandare a settembre 🤸♀️
Sappiate che da domani non potrete più procrastinare nulla ma anche che la scienza sta indagando sul fenomeno e ci offre un motivo sensato per continuare a farlo!
Ciao! Bentornat* su Cose, a caso e bentornat* dalle vacanze! Lo so, si stava meglio fino a qualche giorno fa al mare, in montagna o a casa sul divano a leggere ma il mondo pare che abbia bisogno di noi per contribuire allo sforzo produttivo del Paese e quindi eccoci pront* per ripartire! L’unica cosa che mi stimola a riprendere è che non farò in tempo a riaccendere il pc in ufficio che sarò già su un aereo in direzione New York. Ogni tanto qualche gioia! Ma non voglio farvi perdere troppo tempo, immagino che dobbiate fatturare, quindi iniziamo! 💁♀️
Quanto ci piace procrastinare?⏳
In queste settimane di distacco totale dalla routine, mi sono ritrovata a pensare a una frase che si sente spesso a ridosso delle ferie estive: “ A questa [cosa indefinita] ci penso a settembre” oppure “se ne parla a settembre”. Questo mese ha sempre avuto un peso non indifferente nella mia concezione del tempo e nello scandire il ritmo della vita. Per me è l’inizio di tutto: il 31 agosto è Capodanno. Qualche giorno prima mi ritrovo a fare una sorta di resoconto dei mesi precedenti: cosa è andato, cosa no e inizio a programmare tutte le mie future mosse. Sì lo so, un approccio che non lascia spazio all’immaginazione e che come descrive meglio di me Brunori Sas in La Verità: “tutto questo rischio calcolato, toglie il sapore pure al cioccolato”. Ma di questo magari ne parliamo un’altra volta!
Procrastinare a settembre ci lascia una certa sensazione di libertà, siete d’accordo? È come la quiete prima della tempesta, come quella pizza+dolce che mangi la domenica sera a cuor leggero pensando che tanto da lunedì ci si rimette in riga. È quel “poi ci penso” velato di ansia, ma un’ansia evanescente che siamo in grado di tenere a bada perché preferiamo vivere il qui e ora.
La stessa sensazione di benessere non mi pervade, invece, di ritorno dall’Ikea o da un viaggio: valigia, oggetti e mobili da montare devono essere sistemati, puliti e collocati nel loro spazio. Non concepisco il caos e procrastinare sarebbe solo fonte di stress e ansia di incompiutezza.
Fortunatamente il mondo è vario e conosco persone che nella procrastinazione cronica ci vivono e ne traggono (anche) benefici psicologici. Quanto li stimo.
Ma torniamo a noi. Sulla nostra tendenza a procrastinare si è interrogata più volte la scienza. Due ricercatori francesi, Raphaël Le Bouc e Mathias Pessiglione, hanno pubblicato recentemente uno studio su Nature Communications in cui ci svelano il perché di questo apparentemente innocuo vizio. Il paper conferma che quasi tutti gli esseri umani procrastinano in una certa misura, sia nel compilare le dichiarazioni dei redditi, nel pagare le bollette o nell’abbandonare comportamenti di dipendenza come il fumo o il gioco d’azzardo (…) pur essendo a conoscenza delle potenziali conseguenze negative. Certo, procrastinare una visita dal medico non ha lo stesso peso e conseguenze di rimandare il cambio di stagione dell’armadio.
La vera domanda però è: cosa scatta nella nostra mente e che cosa ci spinge a rimandare? A livello psicologico e neurologico, il quadro non è completo e scattare una fotografia definitiva del fenomeno sembra improbabile. Eppure Le Bouc e Pessiglione confermano di aver aggiunto un mattoncino in più nella comprensione del fenomeno. A orchestrare la nostra tendenza a rimandare, ci penserebbe una specifica regione del cervello, la corteccia cingolata anteriore, che ci farebbe percepire come meno impegnativo e, al tempo stesso, appagante quell’attività che si può compiere in un secondo momento. In poche parole, il costo associato allo sforzo diminuisce nel corso del tempo. Una conclusione raggiunta chiedendo al campione dello studio che valore attribuisse alle diverse componenti di un’attività. Secondo i due studiosi potrebbe trattarsi di un atteggiamento che mira a farci risparmiare energie fino a quando non si renda necessario e obbligatorio svolgere quel compito. Le Bouc e Pessiglione aggiungono anche che l’avere una scadenza ravvicinata ci stimolerebbe a concludere l’attività (addirittura) in meno tempo di quello a disposizione. Ora avete la scusa perfetta per procrastinare. ✨Prego non c’è di che. ✨
💡 Se Cose, a caso vi sta svoltando la vita, condividetela con amici, parenti, conoscenti, tinder date o con la portinaia. In regalo: il mio amore!
🍭Melting pot
Letture, trend e ascolti
✨ Finalmente è uscito nelle sale Oppenheimer. Ero gasata già da un po’, soprattutto perché nell’ultimo periodo mi ero prefissata più o meno consapevolmente di guardare i lavori più iconici del regista Christopher Nolan. Tra questi, il suo esordio alla regia Following (1999) in una caldissima giornata di agosto. Se non lo aveste ancora visto, al cinema Anteo lo proiettano in versione restaurata e alla modica cifra di 3,50 euro. Ma andiamo al dunque: mi è piaciuto Oppenheimer? Sì, sì e ancora sì. Sicuramente vederlo in IMAX su uno schermo di 29 x 16 metri e in lingua originale ha reso il tutto un’esperienza eccelsa, ma al di là del contenitore è stato il contenuto a essere convincente, giusto, calibrato senza strabordare. Tre ore che inizialmente intimoriscono ma che passano lisce senza pesare, una recitazione mai sopra le righe, la Storia spiattellata in faccia, quella che fa male e che ti fa riflettere sul mondo che abitiamo ma anche un Cillian Murphy che non delude.
👉Le mie competenze da critica cinematografica finiscono qui ma Il Post ha scritto un articolo in cui racconta qual è stata l’accoglienza da parte della critica (quella seria) e qualche curiosità. Se aveste dubbi sull’andare o meno a spendere 10 euro al cinema, potete leggerlo e farvi un’idea.
✨A proposito di settembre e del ritorno alla routine: avete notato che negli ultimi giorni qualsiasi social è stato preso d’assalto dalle sponsorizzate di corsi fitness e affini? Va bene rimettersi in riga, però stai calmo algoritmo che tanto le skippo tutte. Non mi avrete mai.
👉Sul tema ho letto un interessantissimo articolo di Rivista Studio, Qualcuno ci salvi dalle sponsorizzate fitness.
✨Che bello essere Millennial. Ah, no? Due romanzi ci vengono in soccorso per raccontare il trauma di questa infamissima generazione. Entrambi sono finiti subito nella mia wishlist!
✨ In qualità di maniaca della pianificazione e del controllo, cerco sempre spunti e idee malsane per affinare la tecnica. Et voilà, condivido con voi questa chicca del magazine Vox in cui si spiega perché anche gli adulti dovrebbero dividere la propria vita in semestri. Sì, proprio come a scuola. Tra i benefici: raggiungimento dei risultati, migliore gestione del tempo e motivazione. Sono pazza, lo so.
✨ Ne abbiamo sentite di tutti i colori. Finalmente il trend decisivo che ci meritiamo: il lazycore. Capi over e versatili, texture morbide e poco costrittive e un generale ritorno all’essenzialità. Finalmente il comfort va di moda e se vi cede anche Miuccia Prada, chi siamo noi per non farci conquistare?
🎬 Film e serie, a caso
Domani inizia settembre. Quanto rimpiangerò questo agosto di poltrire, leggere, scrivere e guardare serie e film all’infinito? Tanto. Per dare la parvenza di aver svolto un lavoro socialmente utile, ecco una lista di film e serie che hanno avuto il piacere di allietarmi quest’estate milanese.
Aftersun
Un viaggio padre e figlia negli anni Novanta. Undici anni lei, trenta lui. Dialoghi che vanno al di là delle parole, piani temporali che saltano dal presente al passato. Ci sono ricordi custoditi nei video di una telecamera e la necessità di dover fare i conti con la dualità di un genitore: il suo ruolo come padre e le sue scelte come uomo.
Possibilità di precipitazioni di lacrime elevato 🚨🚨🚨
Bones and all
Due ragazzi, emarginati dalla società, si incontrano e scoprono di avere un segreto in comune che ha a che fare con la loro “dieta”. Iniziano un viaggio insieme lungo le strada desolate dell’America. Ovviamente qualcosa va storto.
Il finale poteva essere meno angosciante 🧠🦴🫀
Kodachrome
Un padre, fotografo di fama internazionale, chiede al figlio di accompagnarlo in un viaggio fino al Kansas per sviluppare i suoi primi lavori, i “più preziosi”, prima che l’ultimo laboratorio Kodachrome chiuda i battenti. Il problema è che i due non si vedono e parlano da dieci anni. Vi anticipo che il padre è malato, che è un uomo pieno di sé e che fino alla fine non saprete neanche voi se riuscireste mai a perdonarlo.
Singhiozzi assicurati, ma quelli belli, che fanno stare bene. 📷 🚘 🫶
Beef
Cosa potrebbe mai succedere se facessimo un gestaccio a qualcuno che ci ha tagliato la strada in macchina? Potrebbe inseguirci? E se da lì si innescasse una serie infinita di dispetti? Che cosa succederebbe se lasciassimo per un momento andare il freno del buon senso e della sensatezza e ci lasciassimo travolgere da quella rabbia che ci sentiamo salire fino al cervello? Quante volte avete pensato anche voi di poter scoppiare da un momento all’altro?
Diversa dalle solite serie. Merita di essere vista, anche perché è autoconclusiva 🖕🖕🖕
The Bear
Carmy Bezzato è uno chef di prestigio che ha lavorato nei più importanti ristoranti del mondo ma torna a Chicago perché eredita l’attività del fratello, morto suicida. Perché vedere The Bear? Per lo staff della cucina del The Original Beef of Chicagoland, per l’ingombrate assenza del fratello e il rapporto disfunzionale con la famiglia, per la crescita palpabile che ogni personaggio regala e soprattutto per poter rispondere d’ora in poi - sì, chef - a chiunque.
Ho visto entrambe le stagioni in meno di una settimana 🍅 🍝🔪
✨Questa seconda newsletter è giunta al termine. Non mi resta che salutarvi e augurarvi un settembre frizzante e pieno di progetti, inizi, finali e momenti di stallo, follia e ripensamenti. Ce li meritiamo!
Ci sentiamo il 30 settembre! 👀
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